25/11/2005

Il Mondo CHE CI CIRCONDA Nº 2

C’É SPAZIO PER I POPOLI INDIGENI NEL PROGRAMMA D’INTEGRAZIONE DELL’AMERIA DEL SUD?



 


Dodici governi dell’America del Sud programmano la realizzazione di un’insieme di opere per l’integrazione fisica della regione. Dei 300 presentati, sono stati scelti 31 progetti che prevedono la costruzione di idrovie, ferrovie, strade e dighe, costruite con l’obiettivo di aumentare la produzione di energia, aumentare la struttura delle telecomunicazioni e dei trasporti per lo smistamento della produzione, soprattutto quella derivata dall’agroindustria. I progetti saranno finanziati dal BNDES – Banco Nazionale di Sviluppo Economico e dal BID – Banco Interamericano di Sviluppo e da altre istituzioni internazionali.


 


“Critichiamo la logica di questo progetto d’integrazione commerciale che mira all’estero. Le opere previste attraversano aree sociali sensibili e, queste aree, sono viste come spazio di produzione agricola per l’esportazione, presentando un basso valore commerciale ed un alto impatto sociale ed ambientale”, afferma Carlos Tautz, dell’Istituto Brasiliano di Analisi Sociali ed Economiche (Ibase).


 


L’infrastruttura creata pretende facilitare, tra le tante cose, l’esportazione di gas naturale, di frutta e cereali, carni, carta e cellulosa. Secondo Guido Mantega, presidente del BNDES, le opere per l’integrazione fisica latino-americana porteranno ad un aumento del commercio nel blocco regionale e l’aumento della competitivitá tra le imprese nazionali, oltre che attrarre investimenti nazionali e stranieri.


 


“Le opere programmate per l’integrazione avvengono dentro spazi che concentrano risorse naturali, site in sistemi agro-ecologici sensibili e con una evidente importanza geopolitica”, afferma Carlos Tautz. Oggi, mercoledí 23 di novembre, Tautz ha partecipato alla prima riunione que tratta di questo progetto con la presenza di rappresentanti di gruppi non governativi o del settore imprenditoriale. Secondo la verifica fatta dalle entitá presenti all’evento, il progetto vede l’America del Sud come una piattaforma d’esportazione di risorse naturali o come produttrice di materiali che gli stati ricchi trasferirebbero ai paesi poveri come pagamento per gli alti costi ambientali, come é il caso dell’energia e della cellulosa.


 


Questa prima riunione é stata realizzata 5 anni dopo l’inizio della programmazione di questo insieme di progetti ed é stata battezzata di IIRSA (Iniziativa per l’Integrazione dell’Infrastruttura Regionale Sud–Americana). La presenza delle entitá e reti non governative  é avvenuta solamente dopo mesi di pressioni e dopo piú di due anni di ricerca di informazioni. Per adesso, né il BID, né il BNDES avevano aderito apertamente alla partecipazione dell’IIRSA.


 


La mancanza di chiarezza in questo processo e la difficoltá d’accesso alle informazioni pubbliche é stato uno dei punti criricati dai partecipanti all’incontro. La presenza dei gruppi sociali, avvenuta solo alla fine, ha impedito che, in un progetto che pretende integrare l’America del Sud, siano ascoltate le richieste di settori che non mirano ad una visione meramente economica del tema.


 


“Non siamo contro l’integrazione tra i paesi, ma l’infrastruttura non é neutra. Esercita un potere che modella e stabilisce quello che sará prodotto. E, dentro questo progetto, sono costruiti cammini non collegati coi mercati regionali ed interni. Praticamente, é un approfondamento del modello che abbiamo oggi”, afferma Luiz Fernando Novae, della Rete Brasiliana per l”Integrazione dei Popoli (Rebrip).


 


Chi sará beneficiato da questo modello di integrazione?


 


É stata posta anche la preoccupazione, da parte dei partecipanti non governativi, circa la necessita di programmare l’impatto di questo insieme di opere sulle popolazioni di tutta l’America Latina, tra loro i popoli indigeni. Per il momento non si sa quali e quante opere proposte saranno realizzate nelle aree indigene del Brasile e all’estero o, almeno, prossime ad esse. Nonostante il discorso dei promotori dell’IIRSA per quanto riguarda la preoccupazione sociale ed ambientale, si parla poco sull’impatto delle opere sulle popolazioni locali.


 


Nonostante le promesse di sviluppo delle regioni che potranno essere fisicamente integrate, rimane il dubbio sui supposti benefici di questo sviluppo territoriale, se raggiungeranno le popolazioni o se appena soddisferanno le necessitá delle imprese nazionali e transnazionali.


 


Brasilia, 24 di novembre  2005.


 


Cimi – Consiglio Indigenista Missionário


 







Diego Giuseppe Pelizzari


Responsabile per l’Italia


CIMI-Consiglio Indigenista Missionario – Brasile


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Fonte: Cimi - Assessoria de Imprensa
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