13/07/2010

Il Mondo che ci circonda nº 921

Da lunedí 5 luglio, la Comissione formata dagli indios Karajá e Kanela tenta fissare una riunione col presidente della Funai, Márcio Meira. L’obiettivo dell’incontro é discutere i cambiamenti promossi dal Decreto nº 7.056/09.

 

Leaderes Terena, della Terra Indígena Cachoeirinha, nel Mato Grosso do Sul, hanno spedito un documento al Pubblico Ministero Federale dello stato, denunciando le aggressioni e le minacce di morte che soffrono da quando hanno rioccupato parte del loro territorio tradizionale.

 

Una Comissione di indios Karajá e Kanela tenta, in vano, d’incontrare il presidente della Funai

 

Da lunedí 5 luglio una comissione formata da 12 indios dei popoli Karajá e Kanela dell’Araguaia si trova a Brasilia per incontrare il presidente della Fundazione Nacionale dell’Indio (Funai), Márcio Meira. Il gruppo intende trattare del Decreto 7.056/09 che definisce la ristrutturazione dell’organo. I Karajá vivono nell’isola del Bananal, nello stato del Tocantins e i Kanela dell’Araguaia nella regione di São Félix do Araguaia, nello stato del Mato Grosso.

 

Il viaggio alla capitale ha anche come obiettivo raccontare alla Funai circa i diversi problemi affrontati dalle comunitá indigene dopo i cambiamenti provocati dal decreto, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza offerta dall’organo. Prima del Decreto, i servizi erano offerti dall’Amministrazione Regionale di Araguaia, sita nella cittá di São Félix, responsabile anche per l’assistenza ai popoli indigeni della regione dell’Isola del Bananal. Peró, giá dall’anno scorso, quando il presidente della Repubblica ha firmato il Decreto, l’assistenza é stata sospesa.

 

Le amministrazioni regionali, secondo il Decreto, saranno estinte ed, al loro posto, saranno create delle Coordinazioni Regionali. Il gruppo di indios reclama che la coordinatoria che sará responsabile dei servizi nella regione, con sede in Palmas, stato del Tocantins, dovrá anche assistere comunitá indigene di altri 28 comuni. Gli indios affermano che "l’attuazione sará impossibile perché questa coordinazione non riuscirá ad assistere un cosí numeroso gruppo di persone. Oltretutto, i comuni sono molto distanti l’uno dall’altro".

 

João Werreriá, del popolo Karajá, afferma che "dopo questo Decreto, vari indios sono morti per mancanza d’assistenza, a causa dell’alcolismo e di altri problemi che affliggono la nostra comunitá. Non abbiamo nessuna fonte di rendita e nessun progetto agricolo".

 

Sempre secondo i leaderes indigeni, l’estinzione dell’amministrazione regionale ha favorito una serie di invasioni nella regione dell’Isola del Bananal. Gli invasori entrano nell’area indigena per pescare di frodo e vendere il pesce, le tartarughe ed altri nimali catturati nella regione.

 

Il gruppo di leaderes indigeni che si trova alla capitale é venuto ad esigere dall’organo federale una risposta al fatto che, da sei mesi, i tecnici della Funai non lavorano piú nella regione. Il rappresentante del popolo Kanela, Lenimar Werreriá, che é presidente dell’Associação Wyky Iny Mahadu, del Villaggio JK. ha dichiarato: "noi vogliamo che risolvino la situazione, perché ci sono in gioco vite umane"!

 

I leaderes criticano anche il processo di costruzione e approvazione del Decreto. "Il processo é ripieno di errori, perché i popoli indigeni non sono stati consultati, non sono stati effettuati gli studi necessari per cambiare le amministrazioni in coordinazioni. Edmilson Moreira Karajá afferma che "tutto il processo che ha portato al Decreto é stato realizzato dall’alto, dimostrando una totale mancanza di considerazione del presidente della Repubblica con i popoli indigeni".

 

Incontro in São Félix

 

Mentre il gruppo che si trova alla capitale non riesce ad incontrare il presidente della Funai ed é accolto molto male dai funzionari dell’organo, la segretaria del presidente Márcio Meira informa che lui si riunirá, il giorno 9 (domani), con Monsignor Pedro Casaldáliga, in São Félix do Araguaia, nel Mato Grosso.

 

Leaderes Terena denunciano agressioni subite al Pubblico Ministero Federale del Mato Grosso do Sul.

 

Nel mese di giugno scorso, leaderes indigeni del popolo Terena dell’Area Indigena Cachoeirinha, municipio di Miranda, hanno spedito un documento al Pubblico Ministero Federale del Mato Grosso do Sul, denunciando le incalcolabili aggressioni delle quali sono vittime gli indios dal giorno in cui hanno rioccupato parte della loro area conosciuta come Tumuné Kalivono, avvenuta il 22 di ottobre del 2009.

 

I leaderes indigeni affermano che "a partire dalla loro espulsione effettuata dalla Polizia Federale de da quella Militare dello stato del Mato Grosso do Sul, siamo stati vittime di una serie di minacce ed intimidazioni promosse da varie persone che abitano nella cittá di Miranda".

 

Tra le aggressioni denunciate, gli índios enumerano quelle di degradazione del teritorio tradizionale, come il taglio di legname della riserva forestale protetta sita nell’area rivendicata dalla comunitá indigena, ed anche imboscate ed attacchi agli indios.

 

Il 16 giugno, Lindomar Terena e Germano Terena, mentre circolavano nel centro della cittá in moto, sono stati avvicinati ed inseguiti in moto da un abitante della regione che ha tentato, varie volte, di investirli.

 

Sono diverse le situazioni di discriminazione e umilizione delle quali sono stati vittime gli indios Terena che vivono nella cittá di Miranda. Dal giorno dell’espulsione del gruppo di Tumuné Kalivono, la comunitá é costantemente minacciata ed aggedita verbalmente ed in modo volgare. 

 

Secondo i leaderes indigeni, nel giorno che sono stati espulsi é stato firmato un accordo tra loro ed il latifondista che si dice proprietário dell’area, che lo stesso devolverebbe gli oggetti di proprietá degli indios rimasti nell’accampamento durante l’espulsione. "Il latifondista disse che avrebbe lasciato le nostre cose all’entrata della fattoria.

 

Sono giá trascorsi parecchi giorni, ma non abbiamo riavuto le nostre cose. Siamo stati semplicemente informati che non riavremo i nostri cavalli, le mucche, fornelli e documenti".

 

Secondo i leaderes indigeni, le azioni promosse dalla Polizia e del latifondista sono strategie che mirano ad intimidire la comunitá. Queste azioni hanno compromesso la tranquillitá e l’integritá física degli indios. Loro chiedono che siano prese provvidenze per appurare i fatti criminali commessi contro gli índios e che siano coibite le minacce a loro rivolte.

Fonte: Cimi
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