30/06/2010

Il Mondo che ci circonda nº 919

L’inizio della settimana é stato caratterizzato dalle persistenti manifestazioni contro la visita del presidente della repubblica Lula ad Altamira, stato del Pará, nella regione nord del Brasile. Martedí scorso (22), centinaia di ribeirinhos (abitanti lungo i fiumi, ambientalisti, membri dei movimenti sociali, studenti e altri organismi contrari alla costruzione della diga di Belo Monte si sono incontrati per manifestare il loro disappunto con l’attitudine “dittatoriale” del presidente.
 
É stato un momento storico per l’esistenza dei movimenti sociali di Altamira. Da lunedí (14) fino al 21, sono state realizzate diverse riunioni con l’obiettivo di articolare le azioni di protesta contro la costruzione della diga. L’occasione é opportuna, considerando che Lula sarebbe venuto as Altamira per parlare sul progetto “Energia per tutti”, l’asfaltamento della Tranzamazzonica, la Statale 163, le miniere vicino alla cittá di Marabá, le dighe suul fiume Tapajós e la diga e la centrale di Belo Monte.
 
I movimenti contrari a queste opere proposte dal governo federale sanno che l’agenda principale della visita sarebbe Belo Monte, uno dei grandi motti del Programma di Accelerazione della Crescita (PAC), che il governo sta applicando a forza, come afferma il vescovo della Prrelatura dello Xingu (Altamira) e preidente del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), Mons. Erwin Kräutler.
 
Varie iniziative sono state programmate per ricevere il presidente Lula per mostrargli lo scontentamento circa Belo Monte.. Il 21, verso le 5 del mattino, 400 manifestanti, tra abitanti della cittá di Altamira, agricoltori, famiglie, ribeirinhos e rappresentanti dei movimenti sociali, hanno bloccato la statale Tranzamazzonica vicino al Km 18, tratto tra Altamira e Marabá.
 
Durante il blocco, diversi striscioni aperti accusavano çp Stato di non rispettare i diritti degli indios dello Xingu, minacciati per il continuo aumento della povertá, violenza e probblemi ambientali. La protesta si é chiusa lle ore 15, dopo che il gruppo aveva analizzato la situazione e considerato che il messaggio di protesta era stato dato e ampiamente divulgato dalla stampa nazionale ed internazionale.
 
Il mattino del 22, con auto e autoparlanti e volontá per affrontare un’altra battaglia, i manifestanti hanno ripreso la manifestazione contro la diga e la centrale. Il gruppo si é dato ritrovo nella piazza del collegio Matias, sulla riva del fiume Xingu, proseguendo in corteo fino allo stadio di calcio, luogo dove il presidente Lula avrebbe posto la prima pietra del progetto “Energia per Tutti”, della diga Belo Monte e dell’asfaltamento della Tranzamazzonica.
 
Purtroppo, quello che si é visto, ancora, é stato il disinteresse del potere pubblico per gli interessi dei popoli indigeni. I manifestanti sono stati impediti d’entrare nello stadio. “Questo comportamento é la prova del governo dittatoriale che abbiamo, che non ascolta la gente e previlegia interessi di pochi”, ha affermato Michel Alves, del Movimento dei Colpiti dalle Dighe (MAB).ico per gli interessi dei popoli indigeni.
uendo in corteo fino allo stadio di calcio, l
 
Alcuni manifestanti, peró, sono riusciti a passare il blocco delle guardie di sicurezza e di tutto l’apparato di polizia. Sono entrati nello stadio esponendo chiaramente davanti a tutti la loro posizione contro la costruzione della diga di Belo Monte, riuescendo, in certi momenti, ad irritare il presidente. Il piccolo gruppo, di sole 20 persone, ha mostrato uno striscione con la scritta “Non vogliamo Belo Monte”.
 
Secondo Antônia Melo, del Movimento Xingu Vivo per Sempre, l’arrivo di Lula ad Altamira per rendere ufficiale la costruzione della diga é stata un’azione contro la gente: “un’atra volta il presidente, trattando gli argomenti dei popoli indigeni e di tutte le comunitá che saranno colpite dall’allagamento, ha mostrato tutta la sua arroganza e la sua prepotenza.
 
Un grande schema di sicurezza
 
Il grande schema di sicurezza allestito per ricevere il presidente e tutti gli altri agenti del potere pubblico ha chiamato l’attenzione della gente. Tutto l’apparato di sicurezza dello stato del Pará é stato portato ad Altamira: Polizia Federale, Forza di Sicurezza Nazionale, Esercito, Polizie militare e civile ed i vigili urbani. Senza poi menzionare tutte le guardie giurate che fungevano da cordone d’isolamento per impedire l’arrivo dei manifestanti ai locali dove Lula passava.
 
“Quel che ne é successo é stato un forte schema di repressione contro la nostra entrata. Perquisivano le nostre borse in modo autoritario e non ci lasciavano entrare. Solamente 20 persone su 400 sono riuscite ad accompagnare il discorso di Lula. Lá dentro, noi eravamo minoranza, ma non ci siamo lasciati intimidire e siamo riusciti a realizzare la nostra protesta: non vogliamo Belo Monte”, ha detto la Sra. Antonia Melo.
 
Oltre alla presenza delle forze di repressione, la visita del presidente ha potuto contare con la protezione di diversi membri del PT, il Partito dei Lavoratori, partito del presidente e con un elicottero che, durante tutta la manifestazione, sorvolava sul gruppo di manifestanti con la chiara intenzione di intimidarli. La tensione é aumentata ed il gruppo del partito del presidente si é reso protagonista di un tumulto, aggredendo verbalmente i manifestanti.
 
I prossimi passi
 
Ieri (23 giugno), i movimenti sociali, studenti universitari, professori, comunitá indigene e ribeirigne, si sono incontrati per una verifica delle manifestazioni realizzate e tracciare strategie per le prossime azioni programmate contro la costruzione di Belo Monte. Secondo la signora Melo, le azioni svolte questa settimana hanno avuto un risultato positivo: “hanno rappresentato um ulteriore passo avanti contro la costruzione della diga e della centrale. Sappiamo che é una battaglia di Davide contro Golia, una lotta impari, col governo utilizzando strategie sporche e disoneste come corrompere leaderes popolari, minacciare, intimidire e perseguire oppositori del progetto. Ma noi non desisteremo”.
 
Il gruppo intensificherá la lotta incontrando lê comunitá della regione, soprattutto quelle che saranno direttamente attinte dall’agamento. I membri del gruppo che si oppone alla costruzione della diga visiteranno, nei prossimi mesi, di porta in porta, le famiglie che vivono nei locali Che scompariranno, per avere poter avere um quadro reale della situazione. Per i movimenti sociali contrari a Belo Monte, i dati riportati dal governo non corrispondono allá realtá.
 
Antonia Melo, portavoce del movimento Xingu Vivo per Sempre, afferma che “noi dei movimenti sociali continueremo ad esercitare pressione sul governo e, principalmente, cercando l’appoggio di tutta la societá. Continuiamo a resistere, percorrendo le vie legali, rivolgendoci alla magistratura ed agli organi federali che mostrano la loro connivenza con quest’opera, appoggiando il governo Lula che pratica crimini attraverso la costruzione della diga di Belo Monte”.

Fonte: Cimi
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