28/07/2025

In vigore da un anno, la “Legge del Segno Temporale”, è segnato da conflitti e violenze contro gli indigeni in lotta per il possesso delle loro aree tradizionali

Il rapporto annuale del Cimi rivela che, nel 2024, l’offensiva del Congresso Nazionale contro i diritti degli indigeni si è tradotta in violenza contro popoli e comunità nei loro territori

Relatório Violência contra os Povos Indígenas no Brasil - dados de 2024

L’anno 2024 è stato il primo a iniziare con la Legge 14.701/2023 in vigore, approvata dal Congresso Nazionale e promulgata negli ultimi giorni di dicembre 2023. Le aspettative dei popoli indigeni e dei loro alleati erano che, data la manifesta incostituzionalità e il chiaro contrasto con la recente decisione di rilevanza generale sulla questione, la cosiddetta “Legge del Segno Temporale” (“Lei do Marco Temporal” – questa legge determina che sono considerate aree indigene solo quelle che gli indigeni occupavano fisicamente il 5 di ottobre del 1988, data della proclamazione della nuova Costituzione) venisse rapidamente annullata da una decisione della Corte Suprema Federale (STF). Tuttavia non è stato così. La legge è rimasta in vigore per tutto il 2024, indebolendo i diritti territoriali dei popoli originari, generando insicurezza e alimentando conflitti e attacchi alle comunità indigene in tutte le regioni del paese. Questo è lo scenario descritto dal rapporto “Violenza contro i popoli indigeni del Brasile – dati 2024”, pubblicazione annuale del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), organismo della chiesa cattolica vincolato alla CNBB, Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile.

L’entrata in vigore della Legge 14.701 è stata indicata dal Potere Esecutivo, responsabile della demarcazione delle aree indigene, come un ostacolo al proseguimento dei processi amministrativi di riconoscimento e regolarizzazione dei territori indigeni. Nonostante i pronti ricorsi contro la legge presentati alla Suprema Corte, il relatore dei ricorsi ha scelto di mantenerla in vigore e di istituire una “Camera di Conciliazione”, riaprendo discussioni già superate dalla stessa STF.

Di conseguenza, le demarcazioni sono avanzate a passo lento e le aree indigene, anche già regolarizzate, sono state oggetto di invasioni e pressioni da parte di squatter, agricoltori, cacciatori, taglialegna e cercatori d’oro illegali, tra gli altri invasori, che si sono sentiti incoraggiati dal contesto di indebolimento dei diritti territoriali. I numeri di omicidi e suicidi tra gli indigeni sono rimasti elevati, così come i casi di mancata assistenza e omissione nei confronti di popoli e comunità.

Questo panorama è stato aggravato dalla crisi climatica, con alluvioni e inondazioni senza precedenti nello stato del Rio Grande do Sul e siccità con incendi di vasta portata nel Pantanal, nel Cerrado (bioma della regione Nordest del Paese) e nell’Amazzonia. I popoli indigeni sono stati tra i più colpiti da questi eventi tragici. Nel sud del paese le alluvioni hanno peggiorato la situazione di comunità già vulnerabili e desterritorializzate, in accampamenti o ai bordi delle strade. Nelle regioni Nord e Centro-Ovest, la carenza di personale e strutture statali per sorvegliare e proteggere le aree indigene ha ostacolato la lotta contro le fiamme che hanno distrutto vaste zone.

Le comunità indigene hanno cercato di garantire, tramite occupazioni e rioccupazioni, uno spazio vitale minimo per la sussistenza nei loro stessi territori, in un contesto di speranza sempre più fragile riguardo alla continuazione delle demarcazioni. In risposta hanno subito violenti attacchi

Se il 2023 si era concluso con attacchi al popolo Avá-Guarani nella regione ovest dello stato del Paraná durante il Natale e con la promulgazione della legge che ha indebolito i diritti costituzionali indigeni, il primo mese del 2024 è stato segnato da un episodio brutale che ha dato il tono all’intero anno per i popoli in lotta per la demarcazione dei loro territori. Il 21 gennaio, un nutrito gruppo di agricoltori armati ha attaccato una rioccupazione promossa dai popoli Pataxó Hã-Hã-Hãe e Pataxó a Potiraguá, nel sud della Bahia, con spari e aggressioni. La leader Maria Fátima Muniz de Andrade, nota come Nega Pataxó Hã-Hã-Hãe, è stata assassinata con un colpo di arma da fuoco, in un attacco che ha ferito numerosi indigeni e ne ha colpiti altri tre.

Il popolo Avá-Guarani del Paraná ha continuato a subire attacchi costanti nel 2024, così come i Guarani e i Kaiowá nel Mato Grosso do Sul, in particolare, tra luglio e settembre.

Le comunità indigene hanno cercato di garantire, tramite occupazioni e rioccupazioni, uno spazio vitale minimo per la sussistenza nei loro stessi territori, in un contesto di speranza sempre più fragile riguardo alla continuazione delle demarcazioni. In risposta hanno subito violenti attacchi a opera di agricoltori e pistoleiros, spesso con la connivenza e, in molti casi, la partecipazione diretta delle forze di polizia.

Questi episodi sono direttamente legati all’indebolimento dei diritti indigeni causato dalla Legge 14.701, riconosciuto anche dalla Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni

“Nessun Segno Temporale” (“Marco Temporal Não”): uno striscione ripreso nell’Area Indigena Panambi-Lagoa Rica, a Douradina, nello Stato del Mato Grosso che, nel 2024, è stata sottoposta a continui attacchi. Foto: Gabriel Schlickman

“Nessun Segno Temporale” (“Marco Temporal Não”): uno striscione ripreso nell’Area Indigena Panambi-Lagoa Rica, a Douradina, nello Stato del Mato Grosso che, nel 2024, è stata sottoposta a continui attacchi. Foto: Gabriel Schlickman

Violenza contro il patrimonio

Nel 2024, le “Violenze contro il Patrimonio” dei popoli indigeni, raccolte nel primo capitolo del rapporto, hanno totalizzato 1.241 casi. Questa sezione è suddivisa in tre categorie: omissione e lentezza nella regolarizzazione delle aree (857 casi); conflitti relativi ai diritti territoriali (154 casi in 114 aree indigene in 19 stati); invasioni, sfruttamento illegale delle risorse naturali e danni al patrimonio (230 casi in 159 aree indigene in 21 stati del Brasile).

Questi episodi sono direttamente legati all’indebolimento dei diritti indigeni causato dalla Legge 14.701, riconosciuto anche dalla Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni (Funai – autarchia del Ministero della Giustizia e Sicurezza Pubblica). L’organo ammette che la legge incide su “tutte le Aree Indigene in fase amministrativa precedente alla regolarizzazione”.

Come già detto, la teoria del Segno Temporale (Marco Temporal), contenuta nella legge, limita la demarcazione delle aree. Ciò significa che i popoli, all’epoca espulsi, non potranno recuperare le loro aree. Oltre a stabilire questa tesi, la legge introduce modifiche significative nelle procedure amministrative di riconoscimento territoriale – alcune difficilmente realizzabili e che, secondo la Funai, provocano “un aumento della lentezza dei processi”; altre sono “carenti di chiarezza, contraddittorie”, e perfino “inattuabili”.

Gli impatti includono le 857 aree con pendenze amministrative, di cui 555 senza alcuna iniziativa per avviare la demarcazione. I modesti progressi del 2024 – cinque omologazioni presidenziali, 11 ordinanze dichiarative firmate dal Ministro della Giustizia e 16 Gruppi Tecnici della Funai – sono stati insufficienti. Sebbene l’amministrazione corrente abbia mostrato risultati migliori rispetto alla precedente, il terzo mandato del presidente Lula non ha raggiunto i livelli dei due precedenti (2003‑2010).

Un riflesso di tutto questo è il fatto che, approssimativamente, circa due terzi (78) delle aree che hanno vissuto conflitti territoriali nel 2024 non sono regolarizzate, registrando 101 dei 154 casi totali registrati dal Cimi in questa categoria.

Nelle invasioni e danni al patrimonio, la maggioranza dei casi (61%) ha colpito aree già regolarizzate (85), riserve (10) o demaniali (2). Almeno 48 aree hanno subito incendi e molte di loro sono state devastate ed enormi estensioni divorate dalle fiamme.

Le operazioni di disintrusione realizzate in alcune terre indigene hanno segnato un importante contrasto tra il terzo mandato del presidente Luiz Inácio Lula da Silva con quello del suo predecessore Jair Bolsonaro, la cui attitudine permissiva e discorso anti-demarcazione hanno finito per incentivare le invasioni nelle terre indigene. I racconti e i dati però indicano che anche le aree che hanno ricevuto attenzione prioritaria dal governo federale non sono state completamente libere dagli invasori – caso delle Aree Indigene (AI) Apyterewa, nel Pará, Karipuna a Rondônia e Yanomami in Amazonas e Roraima, tra le altre.

In Mato Grosso, la TI Sararé del popolo Nambikwara ha registrato un aumento senza precedenti nella devastazione causata dall’estrazione aurifera illegale. La presenza di cercatori d’oro era stata denunciata dagli indigeni dal 2017 ma è esplosa nel 2024. Nel Maranhão la pressione dell’agroindustria, dei taglialegna e degli occupanti abusivi è stata registrata in un gran numero di territori molti dei quali già demarcati.

Accampamento Aree Libere 2024, a Brasilia, DF: il popolo Pataxó ricorda la leader Nega Pataxó Hã-Hã-Hãe, assassinata dai latifondisti nel gennaio 2024. Foto: Tiago Miotto/Cimi

Accampamento Aree Libere 2024, a Brasilia, DF: il popolo Pataxó ricorda la leader Nega Pataxó Hã-Hã-Hãe, assassinata dai latifondisti nel gennaio 2024. Foto: Tiago Miotto/Cimi

Violenza contro la persona

Il secondo capitolo, “Violenza Contro la Persona”, ha registrato 424 episodi nel 2024, in nove categorie: abuso di potere (19), minacce di morte (20), altre minacce (35), omicidi (211), omicidio colposo (20), lesioni (29), razzismo/discriminazione etnico‑culturale (39), tentati omicidi (31), violenze sessuali (20).

Gli stati con più omicidi restano Roraima (57), Amazzonia (45), Mato Grosso do Sul (33), con la Bahia che ha registrato 23 vittime. Le 211 vittime mortali sono state identificate tramite il Sistema di Informazioni sulla Mortalità (SIM), segreterie sanitarie statali e Sesai (Segreteria Speciale Sanitaria Indigena) via accesso alle informazioni.

Tra gli episodi spiccano gli omicidi di Nega Pataxó Hã-Hã-Hãe e di Neri Ramos da Silva, ucciso durante un’operazione di polizia contro una rioccupazione Guarani e Kaiowá nella terra Ñande Ru Marangatu’, evidenziando l’estrema violenza e la partecipazione della polizia militare.

Oltre al terrore, alle minacce e alle ferite causate da aggressioni e colpi d’arma da fuoco nei vari attacchi che hanno colpito comunità come quelle delle AI Tekoha Guasu Guavirá, nel Paraná, e Panambi – Lagoa Rica, nel Mato Grosso do Sul, molti indigeni hanno inoltre denunciato discriminazioni nei pronto soccorso sanitari, rivelando un contesto di razzismo e disumanizzazione. Oltre 30 attacchi a comunità sono stati registrati nel paese e almeno dieci persone hanno proiettili nel corpo (nove Avá‑Guarani e un Guarani Kaiowá).

La mancanza di accesso al territorio tradizionale provoca anche implicazioni per quanto riguarda la salute registrate da diversi popoli

Accampamento Aree Libere 2024, a Brasilia, DF. Foto: Hellen Loures/Cimi

Accampamento Aree Libere 2024, a Brasilia, DF. Foto: Hellen Loures/Cimi

Violenza per omissione del potere pubblico

Le “Violenze per Omissione del Potere Pubblico”, organizzate in sette categorie, sono raccolte nel terzo capitolo del rapporto. Secondo i dati ottenuti dal SIM, dalle segreterie statali e dalla Sesai, sono stati registrati 208 suicidi di indigeni nel 2024. Come nell’anno precedente, gli stati dell’Amazzonia (75), Mato Grosso do Sul (42) e Roraima (26) hanno registrato i numeri più alti, concentrandosi principalmente tra gli indigeni fino a 19 anni (32%) e tra i 20 e i 29 anni di età (37%).

I dati ottenuti dalle stesse fonti hanno registrato 922 decessi di bambini da 0 a 4 anni nel 2024, con il maggior numero di casi negli stati dell’Amazzonia (274 decessi), Roraima (139) e Mato Grosso (127). Ancora una volta, la maggior parte dei decessi infantili indigeni fino a quattro anni è stata causata da virosi considerate evitabili, tra cui spiccano le morti dovute a influenza e polmonite (103); diarrea, gastroenterite e malattie infettive intestinali (64); e malnutrizione (43). Azioni adeguate di assistenza sanitaria, immunizzazione, diagnosi e trattamento potrebbero evitare o ridurre considerevolmente questi esiti fatali.

Sono stati inoltre registrati i seguenti dati in questa sezione del rapporto: mancata assistenza generale (47 casi); mancata assistenza nell’area dell’istruzione (87); mancata assistenza nell’area della salute (83); diffusione di bevande alcoliche e altre droghe (10); morte per mancata assistenza sanitaria (84), per un totale di 311 casi.

Molte delle situazioni registrate in questo capitolo sono ricorrenti e si riferiscono  alla mancanza generalizzata, nei villaggi indigeni del paese intero, di infrastrutture scolastiche e sanitarie, così come all’assenza di servizi igienico-sanitari di base e acqua potabile. Le inondazioni e l’accumulo delle piogge nel Rio Grande do Sul e la siccità nel nord del paese hanno aggravato queste circostanze provocando in alcuni casi una vulnerabilità severa a intere comunità.

La mancanza di accesso al territorio tradizionale provoca anche implicazioni per quanto riguarda la salute registrate da diversi popoli. Lo stesso vale per l’inquinamento dei corsi d’acqua da mercurio utilizzato nelle miniere illegali e dall’uso di pesticidi che cresce proporzionalmente all’espansione delle monocolture in diverse regioni del paese.

Nel 2024 hanno avuto rilievo anche i vari casi di mancata assistenza agli indigeni del popolo Warao. In molte città del paese questi indigeni, provenienti dal Venezuela, sono stati “sistemati” in rifugi senza condizioni minime di dignità. Casi simili sono stati registrati negli stati della Bahia, Mato Grosso, Pará, Paraíba e Roraima.

Almeno 22 Aree Indigene, che raccolgono 48 registrazioni di indigeni isolati, hanno avuto casi di invasioni, sfruttamento illegale di risorse naturali e danni al patrimonio nel 2024

Nel 2024, un'invasione di cercatori d'oro ha colpito la Area Indigena Sararé, nello Stato del Mato Grosso, di proprietà del popolo Nambikwara. Foto: Fábio Bispo/Greenpeace

Nel 2024, un’invasione di cercatori d’oro ha colpito la Area Indigena Sararé, nello Stato del Mato Grosso, di proprietà del popolo Nambikwara. Foto: Fábio Bispo/Greenpeace

Popoli  isolati

La situazione e le minacce ai popoli indigeni in situazione di isolamento volontario sono analizzate nel quarto capitolo del rapporto. Le invasioni e la mancanza di protezione ai territori degli indigeni isolati che rimangono senza riconoscimento statale, sono i principali rischi per la vita di questi popoli, che totalizzano 119 registrazioni nell’Amazzonia Legale brasiliana, secondo la Squadra di Supporto ai Popoli Liberi (Eapil) del Cimi.

Di questo insieme, 37 registrazioni si trovano in aree che rimangono senza provvedimenti della Funai per la demarcazione o protezione. A dicembre, la Funai ha emesso “L’Ordinanza di Restrizione d’Uso” per garantire la protezione al territorio degli indigeni isolati del fiume Mamoriá, nei comuni di Lábrea e Tapauá, nello stato dell’Amazzonia. Nello stesso stato, però, gli indigeni isolati del fiume Caribi, nel comune di Itapiranga, non sono assolutamente protetti, nonostante l’abbondante documentazione e i racconti che attestano la loro presenza in una regione pressata dallo sfruttamento del legname e del gas naturale.

Anche gli indigeni in isolamento volontario che vivono in territori con qualche grado di riconoscimento statale sono, tuttavia, minacciati sin dall’inizio del 2024. Almeno 22 Aree Indigene, che raccolgono 48 registrazioni di indigeni isolati, hanno avuto casi di invasioni, sfruttamento illegale di risorse naturali e danni al patrimonio nel 2024.

Accampamento Aree Libere 2024, a Brasilia, DF. Foto: Hellen Loures/Cimi

Accampamento Aree Libere 2024, a Brasilia, DF. Foto: Hellen Loures/Cimi

Memoria

Rivolto alla riflessione sul tema della Memoria e Giustizia, il quinto capitolo del rapporto porta, quest’anno, un bilancio recente dei progressi nella lotta per la riparazione, non ripetizione delle violazioni e giustizia per i popoli indigeni e per la creazione di una Commissione Nazionale Indigena della Verità in Brasile.

Il testo presenta i progressi e le sfide affrontate nel periodo successivo alla morte del ricercatore Marcelo Zelic (1963-2023), che ha dedicato la sua vita al tema, e indica i percorsi compiuti e auspicati nella lotta per la preservazione della memoria e per la riparazione delle violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni in Brasile.

Articoli e analisi

La pubblicazione raccoglie, oltre ai capitoli destinati alla sistematizzazione dei dati, un insieme di testi analitici. La permanenza di visioni stereotipate e pregiudizievoli riguardo ai popoli indigeni in Brasile è trattata in due articoli: uno analizza le difficoltà per garantire il rispetto ai diritti specifici di questi popoli nel Potere Giudiziario penale e un altro esamina i casi di razzismo e discriminazione etnico-razziale contro persone e collettività indigene nel paese. L’esecuzione del bilancio relativa alla politica indigenista nel secondo anno del governo Lula 3 e gli effetti della Legge 14.701 e del Tavolo di Conciliazione della Corte Suprema Federale (STF) per i diritti territoriali indigeni, sono tema di altri due testi. Una retrospettiva degli impatti delle alluvioni e della crisi climatica per i popoli originari in Rio Grande do Sul è presentata in un altro articolo. Infine, due testi dettagliano la situazione dei territori sotto attacco nel 2024: la AI Tekoha Guasu Guavirá, del popolo Avá-Guarani, nell’ovest del Paraná, e la AI Panambi – Lagoa Rica, dei Kaiowá e Guarani, nel Mato Grosso do Sul.

La piattaforma Caci, mappa digitale che raccoglie le informazioni sugli assassinii di indigeni in Brasile, è stata aggiornata con le informazioni del Rapporto di Violenza contro i Popoli Indigeni in Brasile – dati del 2024. Caci, acronimo per Cartografia degli Attacchi Contro gli Indigeni, significa anche “dolore” in Guarani. Con l’inclusione dei dati del 2024, la piattaforma ora comprende informazioni georeferenziate su 1.525 assassinii di indigeni, raccogliendo dati compilati dal 1985.

caci.cimi.org.br.

Foto: Gabriel Schlickmann

Foto della copertina

Il tekoha Yvy Ajere è stata una delle riprese stabilite dai Guarani e Kaiowá all’interno della Terra Indigena Panambi – Lagoa Rica, a Douradina (MS). La ripresa è stata realizzata per garantire un piccolo spazio di coltivazione per la comunità ed evitare la distruzione di una delle poche aree boschive rimaste nella loro terra. In rappresaglia, i proprietari terrieri hanno mantenuto un accampamento a pochi metri dalla rioccupazione. Attacchi armati, minacce e intimidazioni hanno fatto parte della quotidianità degli indigeni che, però, hanno resistito determinati a riconquistare il loro territorio. La foto è stata scattata il 30 luglio 2024 da Gabriel Schlickmann. Maggiori informazioni: gabrielslk.com.br

Tradotto dal portoghese da Diego Pelizzari

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