Lettera dei leaderes Kaingang e Guarani dello stato del Rio Grande do Sul alla presidente della repubblica Dilma Rousseff
Signora Presidente, le comunitá Kaingang e Guarani che lottano per la demarcazione delle loro terre tradizionali "Re Kuju (Campo do Meio), Ketyjug Tegtu (Santa Maria, Três Soitas), Rio dos Índios, Xingú, Lajeado do Bugre, Mato Castelhano, Morro do Osso, Passo Grande da Forquilha, Kandóia, Faxinal e Irapuá, Mato Preto, Canta Galo, ripudiano la política anti-indigeni attualmente in corso nel Brasile e che provoca, come consequenza, la paralizzazione dei processi demarcatori come anche la criminalizzazione di qualsiasi movimento che porti al riconoscimento delle nostre aree e dei nostri diritti.
La Signora Presidente della Repubblica, durante questi ultimi quatro anni, ha trasformato la FUNAI (Fondazione Nazionale dell’Indio. Organo federale subordinato al Ministero della Giustizia) in un organo svincolato dal suo governo, trattandolo come ‘perturbatore’ senza conferirgli la capacitá di intervento e di azione nell’ambito delle sue attribuzioni primordiali: la demarcazione delle aree indigene, la loro protezione ed il controllo su di esse.
Oltre a ció, Signora Presidente, i popoli Kaingang, Guarani e le comunitá Quilombolas (discendenti di schiavi) continuano a vivere accampati sotto le baracche, soffrendo minacce, discriminazioni raziali e la sonseguente mancanza di una elementare attenzione che portano queste comunitá ad una situazione miserabile.
Questa situazione, Sinhora Presidente, é aggravata dall’azione di deputati, sindaci, organizzazioni dell’agrobusiness e di altri policiti faccendieri che stimolano atteggiamenti razzisti ed incitano alla violenza contro questi popoli. Un esempio puó essere il video-clip postato nelle reti sociali, che ha anche avuto ripercussione in vari mezzi di comunicazione, che contiene i discorsi dei deputati federali Luis Carlos Heinze e Alceu Moreira, parlamentari che sostengono il suo governo. Nel Rio Grande do Sul, il mese scorso, molti candidati al governo statale e federale sono stati eletti grazie ai loro discorsi razzisti, oltretutto mandati in onda negli spot della propaganda elettorale gratuita nelle televisioni di tutto il paese.
Signora Presidente, Lei sa che i diritti degli indios e dei quilombolas soffrono attacchi costanti e nemmeno sarebbe necessario ricordarglielo. É cosí evidente che Lei é a conoscenza di tutto questo, che ha chiesto al Ministro della Giustizia di sospendere tutti i processi di demarcazione delle nostre aree. E noi siamo coscienti, Signora Presidente, che questo fatto é successo perché il suo governo soffre forti pressioni dei suoi alleati della lobby dei latifondisti in Parlamento, alla quale la Signora rende omaggio, ogni anno, con milioni provenienti dai fondi pubblici che finanziano l’agrobusiness. É opportuno ricordarle, Signora Presidente, che se fosse per il merito di questi suoi alleati, Lei avrebbe perso le elezioni domenica scorsa perché hanno appoggiato, in blocco, il suo avversario!
Le aree ed i territori, Signora Presidente, qui nel Rio Grande do Sul, stanno soffrendo un processo di degradazione grazie al capitalismo (monoculture ed uso sfrenato di agrotossici). L’unica alternativa per proteggere e preservare la natura e le sue risorse, Signora Presidente, é demarcare le nostre aree. Non stiamo chiedendo altro che quello che dovrebbe giá essere stato realizzato dal suo governo come determina la Costituzione Federale, la Convenzione 169 dell’OIT e la Dichiarazione sui Popoli Indigeni dell’ONU.
Vogliamo allertarla, Signora Presidente, che noi siamo contro i progetti di legge in andamento nel Parlamento che sono contrari ai nostri diritti in materia di aree indigene come, per esempio, la PEC (Progetto di Emendamento Costituzionale) 215/2000, il Progetto 303/2012 e il PLP 227/2012.
Siamo contrari a qualsiasi tentativo di alterazione dei nostri diritti costituzionali, soprattutto quelli che Il Supremo Tribunale Federale (la Cassazione) cerca di forgiare stabilendo come criterio di demarcazione delle nostre aree la famigerata “delimitazione temporale del 1988”, anno della promulgazione della nuova Costituzione (la delimitazione temporale concederebbe agli indios la terra sulla quale si trovavano nel 1988. Gli indios che, da quell’anno in poi, hanno rioccupato le loro aree invase, rubate o vendute dai vari governi, non avrebbero il diritto di occuparle). Vogliamo avvisarla, Signora Presidente, che questa manovra é alimentata dalla AGU – Advocacia Geral da União (Avvocatura dello Stato), organo del suo governo.
Noi, popoli indigeni, esigiamo dalla Presidente della Repubblica e dalla sua base di governo una posizione contraria a tutti questi progetti genocidi. Oltre a questo, Signora Presidente, il Ministro della Giustizia e la FUNAI devono assumersi il compito di liberare dagli invasori l’Area Indigena Rio dos Índios e che sia realizzato il catasto fondiario dell’Area Indigena Passo Grande da Forquilha, pubblichi il documento finale delle Aree Indigene Kaindóia e Irapuá e Mato Preto. Che la FUNAI concluda gli studi antropologici delle Aree Indigene Lajeado do Bugre, Xingú, Morro do Osso, Mato Castelhano e Carazinho, Itapuã/Ponta da Formiga/Morro do Coco, Passo Grande/Petim/Arroio do Conde e crei il Gruppo Tecnico di Lavoro (GT) per l’identificazione e delimitazione delle aree indigene Campo do Meio, Faxinal e Katyjug Tegtu (Santa Maria, Três Soitas), e li pubblichi sulla Gazzetta Ufficiale.
I leaderes indigeni, Signora Presidente, seguendo la proposta del Ministro della Giustizia, sono sempre stati disposti a dialogare. Nonostante questo, siamo stati ingannati e le chiamate “tavole di dialogo” non sono mai state realizzate. Signora Presidente, la allertiamo anche a rispetto del cronogramma di azione della FUNAI e leaderes indigeni, costruito nella cittá di Passo Fundo, nel dicembre del 2011 e mai realizzato. Esigiamo che siano dati i passi concreti perché la Costituzione Federale sia compiuta.
La Signora, assumendo la Presidenza della Repubblica, ha giurato di difendere la Costituzione Federale. Nei suoi primi quattro anni di governo, dobbiamo sottolineare, che lei non ha rispettato questo giuramento. E speriamo che, in questo suo nuovo mandato, il suo giuramento non sia, un’altra volta, fatto in vano. Desideriamo che la Signora non assuma come agenda esclusiva le esigenze economiche e politiche dei segmenti dell’agrobusiness e, conseguentemente, escludendo i diritti dei popoli indigeni, dei quilombola, delle famiglie di contadini senza terra e delle altre comunitá tradizionali che dipendono dalla terra per sopravvivere.
Difronte a tutto questo, Signora Presidente noi, popoli indigeni Kaingang e Guarani speriamo che Lei determini l’applicazione immediata della Costituzione Federale nei suoi Articoli 231, 232, l’Art. 67 dell’Atto delle Disposizioni Costituzionali Transitorie (ADCT) che dice che “Lo Stato concluderá la demarcazione delle Aree Indigene nell’arco di cinque anni a partire dal giorno della promulgazione della Costituzione”. Da quella data sono trascorsi 26 anni e la maggior parte delle aree indigene non é ancora stata demarcata. Signora Presidente, speriamo da Lei la stessa sollecitudine per quanto riguarda il diritto dei Quilombola espresso dall’Articolo 68 della ADCT che assicura “ai discendenti delle comunitá dei quilombo che occupano le loro aree é riconosciuta la proprietá definitiva, dovendo lo Stato emettere i titoli legali rispettivi”.
Signora Presidente, speriamo che il suo nuovo governo lavori effettivamente per garantire i diritti dei popoli indigeni, dei quilombolas, delle comunitá contadine, delle comunitá della foresta e di quelle lungo i grandi fiumi. Che il suo giuramento sulla Magna Carta non sia, ancora una volta, in vano. Per questo, Signora Presidente, Il dialogo sereno e tranquillo é l’inizio di tutto. Proponiamo giá adesso, che la Signora riceva in udienza i nostri leaderes, specialmente quelli di comunitá che vivono accampate e quelle che hanno rioccupato le loro aree tradizionali, perché possa ascoltare le nostre parole, ascolti le storie della nostra sofferenza e prenda le decisioni corrette per garantire i nostri diritti.
Abbiamo fiducia in un governo piú serio ed impegnato con le cause di quelli che sono piú provati.
Passo Fundo, 31 di ottobre del 2014.