28/10/2010

Il Mondo che ci Circonda nº 934

Per atti commessi dalla Polizzia Federale, il governo dovrá indennizzare la comunitá Tupinambá, nella Bahia, con 500 mila Reais (213 mila €)

 

L’Unione é stata notificata il 25 di settembre, ma solamente adesso la notizia é di dominio pubblico.

 

Il Pubblico Ministero Federale (MPF), attraverso la procuratrice Flávia Galvão Arruti, della Procura della Repubblica di Ilhéus, ha proposto un’Azione Civile Pubblica per danno morale collettivo ed individuale contro l’Unione, per i fatti protagonizzati dalla Polizia Federale (PF), il 2 giugno del 2009, ai danni della comunitá Tupinambá.

Il MPF chiede la condanna dell’Unione e al pagamento stipulato nel valore di 500 mila Reais (213 mila €), beneficiando la comunitá. L’azione del MPF risale al 26 di luglio scorso.

 

L’azione giuridica é stata motivata per i danni sofferti dagli indios Tupinambá quando, nel mese di giugno dell’anno scorso, sono stati violentati e torturati da agenti della PF.

La versione degli agenti é che si sarebbero diretti alla Fattoria Santa Rosa, comune di São José da Vitória (stato della Bahia), con l’intento di costatare il delitto d’invasione di proprietá privata praticato dagli indios.

Nell’occasione, il MPF presenta le versioni della PF e degli índios e, in entrambi i casi, é considerato eccessivo l’impiego della forza.

Avendo raccolto le due deposizioni ed in possesso dell’esame di corpo di delitto, il MPF ha costatato che il modo d’agire della PF  si configura come “vera tortura contro gli índios”.

 

I fatti

 

Secondo gli indios, la PF ha usato spray di peperoncino, schiaffeggiato, calciato, pestato, tirato per i capelli e dato chock eletrici (fatti confermato anche dagli esami di corpo di delitto). Negli interrogatori, gli indios hanno detto che i poliziotti sono arrivati nella fattoria Santa Rosa sparando.

 

Spaventati, molti indios sono fuggiti nei boschi. Ma, alcuni di loro, presi di sopresa ed impossibilitati di fuggire, sono stati sorpresi dagli agenti e si sono arresi. Sono: José Otávio Freitas Filho, Carmelindo Batista da Silva, Osmário de Oliveira Barbosa, Ailza Silva Barbosa e Alzenar Oliveira Silva.

 

Nelle deposizioni, gli agenti confermano l’uso della forza e di armi teaser (pistola che spara chock eletrici) per immobilizzare gli indios. Durante l’azione, o MPF afferma “che solamente con le deposizioni degli agenti é possibile affermare che la stessa PF ha usato forza eccessiva e non necessaria e la situazione sará risolta solamente con l’indennizzazione a favore della comunitá indigena offesa”.

 

Consta negli interrogatori che “gli agenti hanno affermato che é stato necessário l’uso di shock elettrici per piú di 4 minuti e spray di peperoncino perché i 6 poliziotti federali ben addestrati disarmassero ed immobilizzassero 2 indios: Otávio e Osmário”, dichiara la procuratrice della repubblica.

 

L’azione mostra anche che, indipendentemente da come si siano svolti i fatti, l’unica possibile conclusione é l’indennizzazione a favore della comunitá indigena e che questa pena dev’essere applicata “motivata per la violenza, umigliazione, totale mancanza di rispetto ai diritti fondamentali che gli indios hanno sofferto proprio in virtú d’essere indios”!”.

 

Contesto

 

Il conflitto causato dalla disputa di aree indigene nella regione sud dello stato della Bahia é pubblicamente notorio e la stessa azione del MPF sottolinea il fatto: “la comunitá indigena Tupinambá della Serra do Padeiro – assieme ad altre comunitá – lotta da anni perché la sua área indígena sia riconosciuta e demarcata. Nel 2009 é stata pubblicata dalla Funai, dopo la conclusione di un minuzioso studio antropologico, la relazione demarcatoria dell’Area Indigena Tupinambá”.

 

La petizione del MPF sottolinea anche che il diritto degli indios a possedere la terra é um diritto originario  e che, pertanto, non necessita di nessun atto del potere pubblico per legittimare questo diritto ed essendo i procedimenti demarcatori solamente uma dichiarazione. Cosí, il conflitto nella regione della Serra do Padeiro é iniziato

quando le persone della comunitá hanno rioccupato la loro area tradizionale invasa da latifondisti.

 

Per Saulo Feitosa, segretario amministrativo del Cimi, é necessario dare enfasi all’operato del MPF: “da quest’azione, possiamo percepire che il MPF assume il suo dovere istituzionale di difesa dei popoli indigeni. Oltretutto, é confermato che la PF ha agito di forma abusiva, causando danni alla comunitá, cosí come la stessa aveva denunciato”.

 

Secondo Saulo Feitosa, l’azione mossa dal MPF, oltre alla vittoria giudiziale, rappresenta anche una vittoria política: “quest’azione significa, simbolicamente, anche una reazione all’opera di criminalizzazione della quale, sistematicamente, gli indios sono soggetti. Speriamo che possa aiutare ad inibire altri fatti simili a questi”. Per Saulo Feitosa, la petizione identifica e chiarisce maggiormente la pratica razzista dell’organo governativo (PF) contro i popoli indigeni.

 

“Non si puó piú fingere”

 

Anche Glicéria Tupinambá, leader della comunitá e sorella del capo villaggio Babau, sottolinea l’importanza dell’azione: “quando mio fratello era in prigione, sono stata dal MPF e mi hanno detto che sarebbero ricorsi alla magistratura con quest’azione, ma io non ci avevo creduto. Adesso costato che é vero. Non si puó sottovalutare tutto quello che abbiamo passato, ma é il minimo che possiamo ricevere dopo tutta la sofferenza patita”.

 

Secondo Glicéria, “la lotta per riavere la terra é ampia e va oltre questi fatti, ma l’azione mossa dal MPF rappresenta una piccola vittoria”. Glicéria é stata detenuta nella prigione  Conjunto Penal di Jequié, dal mese di giugno fino alla fine dell’agosto scorso. É stata arrestata assieme al figlioletto di soli 2 mesi, mentre scendeva dall’aereo nella cittadina di Ilhéus, di ritorno da una riunione col presidente della repubblica Lula, alla capitale Brasília. I motivi allegati per l’arresto sono gli stessi usati contro suo fratello: la lotta per riavere la terra indígena tradizionale.

Fonte: Cimi
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