Il Mondo che ci Circonda nº 927
Si é concluso il 7º Accampamento Terra Libera
La manifestazione é stata realizzata a Campo Grande (stato del Mato Grosso del Sud) e ha riunito leaderes indigeni di diverse regioni del Brasile per discutere temi relativi alla garanzia dei loro diritti, come la sanitá, l’educazione e la demarcazione dei territori indigeni tradizionali
Si é conclusa il giorno 19, nella cittá di Campo Grande, la settima edizione dell’Accampamento Terra Libera. Nei quattro giorni della manifestazione, gli índios si sono incontrati, hanno potuto rivedere parenti, discutere, trattare dei probblemi che li affligge e rivendicare i loro diritti. L’incontro ha reso possibile la condivisione dei probblemi vissuti da ciascuno e la possibile ricerca di soluzioni. Presentando le loro denunce, gli indios hanno insistito sull’importanza della demarcazione delle loro terre perché possano cosí preservare la loro cultura, la vita nei villaggi e l’auto-sostentazione delle comunitá. Il 19, la manifestazione si é conclusa con un corteo che ha visto i leaderes indigeni percorrere i 2 chilometri del centro della cittá di Campo Grande.
Il 16 agosto, primo giorno del ATL, i leaderes indigeni hanno partecipato ad una conferenza stampa, comunicando ai media quelli che sono, oggi, i desideri dei popoli indigeni del Brasile e, principalmente, il desiderio della riconquista della loro terra tradizionale. I coordinatori indigeni dell’incontro hanno riaffermato che questa é la principale necessitá di tutti gli índios del Brasile e che
Anastácio Peralta, rappresentante del popolo Guarani Kaiowá, ha cosí espresso l’enorme preconcetto esistente nello stato del Mato Grosso do Sul: "qui, una vacca vale piú di un bambino! Questo stato ha bisogno di essere rieducato!".
Confinamento nel Mato Grosso do Sul
Durante il secondo giorno, il Procuratore del Pubblico Ministero Federale dell’MS, Dr. Marco Antônio Delfino, ha presentato lo storico della presenza degli indios nello stato, mostrando anche dati attuali e spaventosi a rispetto del confinamento, la discriminazione e la violenza contro i Guarani Kaiowá, i Terena, i Guató e i Guarani Ñandewa.
Secondo il Procuratore, 68 mila indios vivono nello spazio di 0,5 % del territorio dello stato ed il confronto per riavere il territorio tradizionale, avviene sempre contro l’agrobusiness.
Sono numerose le comunitá di indios che vivono ai margini delle strade ed in aree ristrette, senza spazio per vivere, per coltivare e provvedere al loro sostentamento. Secondo il Procuratore, le piccole aree occupate dagli indios sono l’origine della disorganizzazione sociale: “i litigi e la violenza sono costanti ed sono motivo dell’abbandono dei villaggi da parte dei giovani che migrano verso la cittá, senza nessuna prospettiva di vita”.
Lo scenario di violenza é spaventoso. Il dottor Marco Antônio ha affermato che, nelle aree indigene di Dourados, gli omicidi sono dell’ordine di 140 per 100 mila abitanti. Un numero questo, estremamente alto che é, di gran lunga, superiore agli indici di assassinati di stati in guerra civile, come l’Iraq per esempio.
Abbandono
Farid, un leader della comunitá di Laranjeira Ñanderu racconta, con tristezza, circa la situazione nella quale vive il suo popolo che, da circa un anno e mezzo, si trova accampato ai margini dell’autostrada che va da Campo Grande a Dourados: "Molti neonati sono morti, molti indios si sono ammalati per mancanza d’acqua, alimenti… lá, stiamo morendo!".
La mancanza del riconoscimento delle aree indigene é stato il principale argomento trattato nell’incontro. Eliseu Guarani ha parlato dell’importanza che rappresenta la demarcazione delle aree in rapporto alla diminuzione della violenza: "siamo soggetti ad ogni tipo di violenza. Uccidono i nostri leaderes, i nostri bambini e l’unico modo per dare un fine a tutto questo é ritornare nelle notre aree. E noi non smetteremo di lottare. Si, ritorneremos alle nostre terre!".
Elvisclei Polidoro, leader Terena della comunitá di Cachoeirinha, ha denunciato fermamente
Violenza sistematica
Nel documento che sará mandato ai candidati alla presidenrza della Repubblica e agli organismi internazionali alleati della causa indígena e dei diritti umani, i leaderes che hanno partecipato dell’ATL citano uno slogan che é stato ampiamente divulgato nello stato del Mato Grosso do Sul: “si alla produzione, no alla demarcazione”.
Questo slogan conferma, ancora una volta, quello che la dottoressa in educazione Tatiana Bonin, definisce come razzismo istituzionale: “la violenza sistematica registrata negli ultimi anni ci permette di affermare che, in questo stato, si pratica un tipo di razzismo istituzionale, materializzato nelle azioni violente di gruppi di civili ed omissioni del potere pubblico”.
I casi di violazione dei diritti dei popoli indigeni nel Mato Grosso do Sul dimostrano quale sia l’opzione del governo federale nel trattare le questioni intimamente legate a questi popoli, come la demarcazione delle loro aree tradizionali, attitudine che ha ignorato oppure persino favorito le investite dei grandi latifondisti e persino della stessa popolazione locale contro i popoli indigeni.
Secondo il Relatorio di Violenze Contro i Popoli Indigeni nel Brasile del 2009, solamente lo scorso anno, 33 indios sono stati assassinati nel Mato Grosso do Sul, il che rappresenta 54% dei 60 casi presentati nel libro organizzato dal Consiglio Indigenista Missionario (Cimi).
Secondo le affermazioni del coordinatore del Cimi, Regionale MS, Egon Heck, la scelta fatta dallo stato é quella dell’omissione: “dal 2003, lo stato presenta il maggior numero di omicidi e nulla é stato fatto per trasformare questa realtá. L’attivitá che prospera nella regione é la costruzione delle raffinerie di alcol etílico che occupano le aree indigene, sia quelle demarcate dal governo come quelle che sono in attesa di regolarizzazione”.
Per il Cimi, la lentezza del governo federale é responsabile di omissione nell’identificare, demarcare ed omologare le aree indigene. Solamente nel Mato Grosso do Sul, esistono circa 20 aree che passano per il processo di regolarizzazione che avrebbe dovuto concludersi piú di un anno fa, processo assunto e firmato dalla Funai (Termo de Ajustamento de Conduta – TAC).
Sei Gruppi di Lavoro sono stati scalati dalla Funai per realizzare i lavori di identificazione delle aree indigene lungo i bacini dei fiumi che passano per lo stato, ma questa attivitá é stata sospesa grazie a interventi giudiziari promossi daí latifondisti che disputano, con gli índios, queste aree: “questa é l’ultima strategia inventata per impossibilitare l’identificazione delle aree indigene”, sostiene Egon Heck.
Documento finale
Nell’ultimo giorno dell’accampamento é stato approvato un documento nel quale tutti i partecipanti riaffermano la loro solidarietá ai popoli indigeni del Mato Grosso do Sul: “Uniti dalla stessa storia, dagli stessi problemi, dalle stesse minacce, dalle stesse sfide, dalla stessa speranza e dalla stessa volontá di lottare per i nostri diritti, siamo pervenuti da distinte regioni del Btasile per manifestare la nostra solidarietá ai popoli indigeni di questo stato che, in modo instancabile, resistono, lottano e fermamente difendono i loro piú sacri diritti, principalmente il diritto alla vita e alla terra”.
Il documento finale presenta le primcipali rivendicazioni dei differenti popoli del paese a rispetto della sanitá, educazione, del dirittto alla terra e sui grandi progetti del governo. Tra i punti principali trattati si sottolineano: la situazione di abbandono e miseria vissuta dalla maggioranza dei popoli indigeni come succede nel Mato Grosso do Sul, la discriminazione, la criminalizzazione dei leaderes e l’assassinato di quelli che lottano per la riconquista della terra.
Secondo il documento, lo sviluppo economico desiderato dal governo non condice con la situazione vissuta dlla stragrande maggioranza dei popoli indigeni del Brasile. “In regioni come nel Mato Grosso do Sul, le comunitá Guarani Kaiowá vivono confinate in piccole aree od accampate ai margini delle strade, aspettando la demarcazione delle loro terre, invase dal latifondo, dall’agrobusiness, dall’allevamento di bestiame e dalle grandi piantagioni di canna da zucchero e di eucalitto, sotto lo sguardo compiacente e complice degli organi dello stato”.
Per quanto concerne le rivendicazioni per la demarcazione delle aree, il testo sottolinea la creazione di un Gruppo di Lavoro (GT) per accelerare il processo di demarcazione delle aree indigene, la garanzia della sicurezza nelle stesse, della proprietá e della permanenza degli indios nel territorio occupato e l’articolazione assieme al Pubblico Ministero Federale (MPF) perché gli indios ricevano una protezione giuridica che consenta loro di occupare legalmente queste aree.
Altre rivendicazioni
Gli indios che hanno partecipato, chiedono anche l’assistenza sanitaria indigena sia offerta a tutti gli indios, indipendentemente dalla loro localizzazione (aree demarcate, villaggi urbani od accampamenti), e che l’assistenza rispetti le conoscienze della medicina tradicionale degli sciamani e delle levatrici indigene, oltre all’uso di piante medicinali usate nelle terapie.
Nell’ambito dell’educazione, gli indios rivendicano la possibilitá di avere accesso ad un’educazione di qualitá e che venga offerta nelle proprie comunitá o in aree prossime alle stesse, permanentemente e specifica, rispondendo alle necessitá de ogni popolo, disponendo infrastrutture proprie, personale e materiale didattico. “Che sia edificata la scuola indigena in tutti i villaggi, con un proprio progetto politico-pedagogico, calendario e curriculum specifico, secondo la tradizione e la cultura di ogni popolo e d’accordo con
Nel documento, gli indios trattano anche di questioni e discussioni sul Decreto 7.056/2009, che riguarda la riforma della Fondazione Nazionale dell’Indio (Funai) e sui grandi progetti previsti dal Programma di Accelerazione della Crescita (PAC) del governo federale. Gli indios rivendicano il rispetto alle leggi brasiliane ed internazionali che trattano dei diritti dei popoli indigeni: